Al fine di instaurare il miglior rapporto possibile con i propri assistiti lo Studio Fè ha tracciato le regole di comportamento che sono basate su trasparenza, correttezza ed onestà e che si reputano imprescindibili.

Il Codice dello Studio

 

1.     Il rapporto che si instaura fra assistito ed avvocato è basato sulla fiducia nonché sulla possibilità concreta per quest’ultimo di svolgere il suo lavoro. In altre parole l’assistito ha scelto lo Studio perchè ne ha fiducia e l’avvocato ha scelto di patrocinare perchè è in condizione di farlo. Se per un motivo qualsiasi queste due condizioni dovessero venire a mancare il rapporto non potrebbe più proseguire.

 

2.     Lo Studio opera con professionalità al fine di raggiungere nel modo migliore l’obiettivo che è stato individuato. L’avvocato non è un mero esecutore materiale della volontà dell’assistito. Se l’avvocato si dovesse trovare nella condizione di dover soltanto subire colui che sta patrocinando si rientrerebbe inevitabilmente nell’ipotesi di cui al punto che precede.

 

3.     Posta una problematica il confronto fra assistito e professionista è sempre utile purché ciò avvenga nel rispetto dei ruoli e della professionalità di quest’ultimo. Internet è uno strumento utile ma la sua consultazione, soprattutto senza metodo e senza basi, non solo è inutile ma dannosa.

 

4.     Se avete scelto di rivolgervi a uno Studio Legale significa che volete siano trattate e risolte questioni di diritto. Le questioni giuridiche si intersecano sempre con quelle umane per le quali vi è la massima comprensione ma sempre all’interno della questione trattata. Così come lo psicologo non dispensa consigli giuridici l’avvocato non può scambiarsi per terapista psicologico.

 

5.     La professionalità si misura anche in termini di onestà intellettuale. In questo Studio non si dice ciò che farebbe piacere sentirsi dire ma si dice quello che si pensa e come stanno le cose. Ciò poichè si ritiene che solo in questo modo si riesca a fornire un servizio efficace ed onesto.

 

6.     Come tutti i servizi resi anche quello legale deve essere compensato secondo le tariffe professionali -liberamente consultabili- che si basano sul grado di complessità della questione affrontata, sul suo valore ed al Giudice al quale ci si rivolge. Il compenso e le modalità di pagamento sono proposti dall’avvocato ed accettati o rifiutati dall’assistito, non viceversa.

 

7.     Un avvocato con esperienza sa che non esistono esiti certi o scontati nei procedimenti, affrontando i quali esiste sempre un rischio. Esporre all’assistito l’esistenza di questo rischio non è un segno di debolezza, incapacità o incertezza, quanto piuttosto di onestà e professionalità. E’ doveroso rappresentare la fondatezza o meno di un diritto ma non è possibile predeterminare con sicurezza assoluta un risultato specifico, che dipende da molteplici variabili che non rientrano tutte nella sfera di controllo del professionista.

 

8.     Vincere o perdere sono concetti che possono non essere così definiti e netti. Si deve comprendere che spesso, per poter ottenere qualcosa, si deve rinunziare a qualcos’altro. Si vorrebbe sempre tutto e subito ma talvolta ottenere una parte di qualcosa è senz’altro preferibile al perdere tutto e non ottenere nulla.

 

9.     Lo Studio è alla massima disposizione di tutti gli assistiti. Se il professionista non può rispondere o conferire non significa che sia disinteressato alla vicenda, significa semplicemente che in quel momento è occupato.

 

10. Un professionista non giudica nessuno ma deve conoscere i fatti per tutelare al meglio il proprio assistito. Se un assistito intende mentire od omettere circostanze nell’esposizione della questione sappia che sta solo procurando a sé stesso un danno, le cui conseguenze sono imprevedibili. Esporre una questione con sincerità consente al professionista di lavorare al meglio e con la massima efficacia .